Il mercato del lavoro italiano è oggi un sistema profondamente malato, segnato da contraddizioni, inefficienze e abusi che rendono sempre più difficile per milioni di persone trovare un’occupazione stabile, dignitosa e trasparente.
Non si tratta di semplice frustrazione individuale, ma di un problema strutturale che coinvolge candidati, aziende, istituzioni e l’intera società.
In questo articolo vogliamo denunciare con dati, esempi e analisi le principali criticità di questo sistema, per sensibilizzare l’opinione pubblica e spingere verso un cambiamento reale.
1. Il quadro reale del mercato del lavoro italiano: dati ISTAT 2025
Secondo i dati provvisori ISTAT di marzo 2025, il numero di occupati in Italia è pari a circa 24,3 milioni, con un aumento dell’1,9% rispetto a marzo 2024 (+450mila unità).
Tuttavia, questa crescita non è omogenea:
- Crescono soprattutto i dipendenti permanenti (+16,56 milioni) mentre diminuiscono gli autonomi (5,15 milioni) e i dipendenti a termine (2,59 milioni).
- Il tasso di inattività resta alto, stabile al 32,9%, con un calo degli inattivi tra i 15 e i 64 anni di soli 11mila unità rispetto al mese precedente.
- Gli under 35 mostrano segnali di debolezza, con una diminuzione degli occupati in questa fascia d’età, mentre gli over 35 vedono un aumento.
- L’occupazione femminile fatica a decollare e in alcune fasce d’età registra addirittura un calo.
- Il tasso di disoccupazione si attesta intorno al 6%, con una crescita tra i giovani e un aumento delle persone in cerca di lavoro.
Questi dati mostrano un mercato del lavoro in cui la crescita numerica non si traduce in qualità, stabilità o inclusione reale.
2. Le principali criticità che rendono il sistema “malato”
2.1 Burocrazia e rigidità normativa
Le aziende italiane si trovano spesso a dover affrontare una burocrazia complessa e costi elevati legati alla normativa sul lavoro, che scoraggiano le assunzioni stabili e spingono verso forme di lavoro precarie o temporanee.
Questo frena la creazione di posti di lavoro di qualità e alimenta il ricorso a contratti a termine o part-time involontari.
2.2 Mismatch tra competenze richieste e disponibili
Un problema strutturale è il disallineamento tra le competenze che le aziende cercano e quelle effettivamente disponibili sul mercato.
Molti recruiter lamentano che i candidati non posseggono le skill adeguate o aggiornate, costringendo i lavoratori a continue riqualificazioni e rendendo difficile l’incontro domanda-offerta.
2.3 Processi di selezione complicati e poco trasparenti
L’adozione massiccia di software ATS (Applicant Tracking Systems) per filtrare le candidature ha introdotto rigidità e automatismi che spesso escludono candidati validi solo perché non rispondono a criteri formali come parole chiave o formati standardizzati.
Questo sistema penalizza chi ha un curriculum sintetico o non perfettamente “tarato” e aumenta la frustrazione di chi cerca lavoro.
Inoltre, molte aziende richiedono competenze improbabili o un mix irrealistico di esperienze, senza valorizzare l’esperienza concreta e la motivazione reale dei candidati.

2.4 Annunci ingannevoli e pratiche abusive
Non mancano aziende che pubblicano annunci falsi o ingannevoli per creare una falsa immagine di crescita o per raccogliere dati personali senza intenzione reale di assumere.
Questi annunci, spesso anonimi o generici, sono una forma di abuso che danneggia i candidati e mina la fiducia nel mercato del lavoro. In Italia è illegale pubblicare annunci anonimi, ma la pratica è diffusa e spesso tollerata.
2.5 Criticità delle agenzie interinali
Le società di lavoro temporaneo, nate per facilitare l’incontro tra domanda e offerta, spesso risultano poco trasparenti o addirittura coinvolte in truffe e frodi.
Recenti scandali hanno dimostrato che alcune grandi agenzie sono state infiltrate da gruppi criminali che hanno creato contratti fittizi e pagamenti fasulli, causando danni economici e sociali rilevanti.
Inoltre, molte agenzie pubblicano annunci poco chiari o anonimi, aumentando la confusione e la sfiducia tra i candidati.
2.6 Disparità sociali aggravate dagli strumenti digitali
Piattaforme come LinkedIn offrono funzionalità Premium a pagamento, necessarie per accedere a molte offerte o contattare direttamente i recruiter.
Chi è senza lavoro o con risorse limitate spesso non può permettersi questi servizi, creando una barriera economica che accentua le disuguaglianze.
Altri siti di lavoro spingono verso opzioni a pagamento che non sempre garantiscono risultati concreti, alimentando la frustrazione.

3. L’ageismo: un altro grande ostacolo per giovani e over 40
Un problema spesso sottovalutato ma molto diffuso nel mercato del lavoro italiano è l’ageismo, ovvero la discriminazione basata sull’età, che si manifesta in due modi principali:
- Per i giovani: spesso considerati inesperti e costretti a “fare la gavetta” senza reali opportunità di crescita o con scuse continue per non assumerli. La mancanza di esperienza viene usata come pretesto per escluderli, anche quando hanno competenze aggiornate e motivazione.
- Per chi supera i 40-45 anni: si crea un vero e proprio “muro” che rende difficile trovare nuove opportunità lavorative. A questa età, infatti, molti recruiter e aziende tendono a considerare i candidati “troppo anziani”, nonostante abbiano esperienza e capacità consolidate.
Dati e impatti
Secondo la Fondazione Longevitas, l’ageismo penalizza in modo particolare le donne over 50, ma riguarda trasversalmente tutte le fasce d’età avanzata.
L’Istat evidenzia che il divario occupazionale tra uomini e donne cresce con l’età, passando da 12,1 punti percentuali per i più giovani a quasi 23 punti nella fascia 50-64 anni, con differenze ancora più marcate nel Mezzogiorno.
La discriminazione anagrafica è riconosciuta anche dalla giurisprudenza italiana: la Cassazione ha ribadito la tutela contro le discriminazioni sul lavoro, inclusa quella legata all’età, e il diritto al risarcimento del danno.

Conseguenze per le donne
Le donne italiane subiscono una doppia penalizzazione: oltre all’ageismo, affrontano una grave discriminazione di genere che si traduce in salari più bassi, minori opportunità di carriera, e pensioni inferiori del 25% rispetto agli uomini.
Inoltre, la maternità e la carenza di servizi per l’infanzia aggravano la “child penalty”, cioè la discriminazione legata alla genitorialità.
Giovani e mercato del lavoro
I giovani tra i 25 e i 34 anni rappresentano una quota sempre più ridotta degli occupati, passata dal 27,1% al 17,4% del totale, segno che le politiche attuali non riescono a creare opportunità adeguate per questa fascia.
La difficoltà di ingresso e la mancanza di prospettive spingono molti a rinunciare o a emigrare.
Perché è fondamentale affrontare l’ageismo?
L’ageismo non è solo un problema etico ma anche economico e sociale: escludere giovani motivati o lavoratori esperti priva il mercato del lavoro di risorse preziose, riduce la produttività e aumenta la precarietà e l’insicurezza.
4. Le conseguenze sociali di un sistema malato
Questa situazione genera un circolo vizioso di sfiducia, scoraggiamento e abbandono della ricerca attiva, soprattutto tra giovani e donne, le categorie più penalizzate.
L’alto tasso di inattività e la precarietà diffusa minano la coesione sociale e rallentano la crescita economica del Paese.

5. Cosa serve per cambiare davvero?
- Riforme strutturali per semplificare la burocrazia, ridurre i costi e rendere più flessibili e sicure le forme di lavoro.
- Investimenti nella formazione per colmare il gap tra competenze richieste e disponibili.
- Processi di selezione più umani e trasparenti, che valorizzino esperienza, motivazione e potenziale reale.
- Controlli più severi contro annunci ingannevoli e pratiche abusive, con sanzioni efficaci.
- Accesso equo agli strumenti digitali per evitare che la ricerca di lavoro diventi un privilegio economico.
- Politiche attive contro l’ageismo per garantire pari opportunità a tutte le età e valorizzare il capitale umano in ogni fase della vita lavorativa.
6. Conclusione
Il mercato del lavoro in Italia è un sistema malato, che necessita di una denuncia forte e di un impegno condiviso tra istituzioni, imprese e società civile per costruire un mercato più giusto, inclusivo e sostenibile.
Solo così potremo garantire a tutti, giovani e meno giovani, donne e uomini, la possibilità di lavorare con dignità e sicurezza, contribuendo alla crescita del Paese e al benessere collettivo.
Riferimenti e fonti ufficiali
- ISTAT, Occupati e disoccupati (dati provvisori marzo 2025): https://www.istat.it/comunicato-stampa/occupati-e-disoccupati-dati-provvisori-marzo-2025/
- ISTAT, Rapporto annuale 2025 – La situazione del Paese: https://www.istat.it/produzione-editoriale/rapporto-annuale-2025-la-situazione-del-paese-il-volume/
- Fondazione Longevitas, Ageismo e disparità di genere nel mercato del lavoro italiano: https://fondazionelongevitas.it/notizie/ageismo-e-disparita-di-genere-una-doppia-sfida-nel-mercato-del-lavoro-italiano/
- Istat, Rapporto sul lavoro delle donne e disparità generazionali (marzo 2025): https://www.istat.it/wp-content/uploads/2025/03/istat-cnel.pdf
- Cassazione, Ordinanza n. 3488/2025 sulla tutela contro discriminazioni sul lavoro: https://www.cfnews.it/diritto/ordinanza-n-34882025-la-cassazione-ribadisce-la-tutela-contro-le-discriminazioni-sul-lavoro/
- CGIL, Discriminazione di genere e ageismo nel lavoro: https://www.fisac-cgil.it/146704/cgil-donne-e-lavoro-in-italia-discriminazione-di-genere-e-divari-ancora-profondi
- CNEL, Rapporto mercato lavoro 2025: https://static.cnel.it/documenti/2025/dae7436d-691f-4bdf-a2ce-9239a455e878/XXVI%20Rapporto%20sul%20Mercato%20del%20lavoro%20e%20la%20Contrattazione%20collettiva%202025_ok2.pdf
- LinkedIn Pulse, Giovani e mercato del lavoro: https://it.linkedin.com/pulse/leggere-il-lavoro-56-giovani-e-mercato-del-sempre-meno-italia-c0l2e
- Il Diario del Lavoro, volontà di cambiare occupazione e impatto dell’età: https://www.ildiariodellavoro.it/il-40-dei-lavoratori-italiani-vorrebbe-cambiare-occupazione-i-dati-delleuropean-workforce-study-2025/
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