Negli ultimi anni, e con particolare intensità nel 2025, il dibattito pubblico è stato dominato da una narrativa che fa dell’intelligenza artificiale (AI) il capro espiatorio di tutte le crisi del mercato del lavoro.
“L’AI sta rubando il tuo lavoro” oppure “La colpa è dell’intelligenza artificiale se migliaia di persone vengono licenziate.”
Frasi con cui i media e la politica cercano di semplificare un fenomeno complesso, fregandosene della verità e facendo un favore a chi vuole nascondere delle responsabilità ben più terrene e umane: incompetenza, avidità, corruzione e mancanza di etica.
Perché l’AI non è il vero problema. Il vero problema siete voi, o meglio, le menti corrotte e ignoranti di chi prende queste decisioni, che usa la tecnologia come scusa per giustificare scelte egoistiche, incompetenti e spesso illegittime.
In altre parole… la gente in generale non ha capito una beneamata mazza di niente.
In altre parole ho scritto questo articolo perché, scusate la mia schiettezza, mi sono abbastanza rotto di sentire e/o leggere sempre le solite cretinate da parte di chi gonfia le notizie o mente spudoratamente senza dire la realtà dei fatti pur di corrompere i pensieri e le coscienze altrui già fin troppo sensibili di loro per capire realmente come stanno le cose nell’effettivo.

L’AI sta distruggendo il lavoro? Panzane! Guardiamo i dati veri
È fondamentale partire da dati solidi, provenienti da istituzioni autorevoli, report indipendenti e studi accademici seri, così da evitare di alimentare paura e disinformazione.
Secondo il Challenger Gray & Christmas Report del 2025, i licenziamenti annunciati negli USA sono largamente superiori ai posti di lavoro persi esclusivamente per l’adozione dell’AI.
Solo in alcuni mesi, i tagli direttamente attribuiti all’AI sono circa 31.000, ma i licenziamenti totali per ragioni che includono ristrutturazioni, volatilità economica, tagli di costi e politiche pubbliche sono nell’ordine di centinaia di migliaia.
In realtà, l’AI è solo uno tra molti fattori, non il colpevole diretto.
Gli studi del Yale Budget Lab, McKinsey, PwC e il World Economic Forum mostrano addirittura che l’AI sta creando molti più posti di lavoro (specialmente qualificati) di quanti ne stia distruggendo.
Ad esempio, PwC prevede che l’AI creerà milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030, alcuni dei quali non esistono ancora oggi.
Gli stessi dati mostrano che l’aumento della produttività legato all’uso dell’AI porta benefici tangibili: nel 66% dei casi, chi utilizza queste tecnologie vede la propria efficienza crescere, creando così domanda per ruoli più complessi e specialistici, dalla programmazione avanzata all’etica nell’AI.
Insomma, l’AI non sta semplicemente “rubarci il lavoro”: sta trasformando il lavoro, lo sta ridefinendo e aprendo nuove opportunità. Il problema sta in come vengono gestiti questi cambiamenti.

Non è la tecnologia il problema, ma l’uomo dietro
La domanda che dobbiamo porci è: perché tanti posti di lavoro vengono persi, se l’AI da sola non basta a giustificarlo? Qui la verità è dura da digerire, ma è il nocciolo della questione:
1. Gestione manca di visione ed etica
Molti governi e aziende preferiscono soluzioni facili ed immediate come tagli drastici al personale anziché investire in formazione e riqualificazione. Questo approccio miope è spinto dalla paura del cambiamento, dalla pressione sui profitti a breve termine, e dall’ansia di controllare una nuova realtà imprevedibile.
2. Corruzione e clientelismo distruggono meritocrazia e innovazione
Chi detiene il potere spesso usa la tecnologia e la paura della disoccupazione come scudo per mantenere privilegi. Il clientelismo e la corruzione limitano l’accesso equo alle opportunità e bloccano politiche inclusive e progressive, aggravando la situazione sociale.

3. Avidità senza limiti e distruzione sociale
Gli interessi economici di pochi impongono uno sfruttamento intensivo della forza lavoro, spremendo ogni risorsa umana per massimizzare guadagni facili.
L’adozione dell’AI viene giustificata come un mezzo per ridurre costi, spesso a discapito del benessere collettivo, generando così crisi sociali che si potrebbero evitare con scelte diverse.
4. Paura e ignoranza bloccano il cambiamento positivo
La resistenza culturale al cambiamento tecnologico spinge a forme di populismo e disinformazione che trasformano l’AI in capro espiatorio.
Questa paura paralizza invece di promuovere adattamento e innovazione sociale.

L’AI può migliorare la vita, ma serve un cambiamento umano prima di tutto
Se gestita correttamente, l’intelligenza artificiale e la robotica possono avere un impatto positivo enorme:
- Automatizzano i lavori ripetitivi, pericolosi o usuranti, liberando l’uomo per attività creative e strategiche.
- Incrementano la produttività, riducono sprechi e migliorano la qualità dei prodotti e servizi.
- Creano nuovi ruoli professionali e settori emergenti.
- Favoriscono sostenibilità ambientale e sociale integrando dati e ottimizzazioni complesse.
Ma tutto ciò è possibile solo con:
- Politiche mirate di formazione continua e riqualificazione.
- Leadership etica e trasparente.
- Inclusione sociale senza distinzioni.
- Un vero cambiamento culturale che superi corruzione, avidità, e ignoranza.

Come combattere la disinformazione e l’ipocrisia
Per smascherare la menzogna che vuole l’AI come “colpevole” e rivelare la vera realtà:
- Porta dati chiari, precisi, da fonti indipendenti e verificabili.
- Metti in luce esempi concreti di gestione etica e successi di integrazione AI.
- Attacca con forza fake news, titoli sensazionalistici e manipolazioni mediatiche.
- Promuovi una conversazione basata su trasparenza e rispetto della verità.
- Sostieni campagne educative per spiegare la rivoluzione digitale senza paura ma con responsabilità.
- Incentiva la partecipazione civile per cambiare politiche sbagliate e costruire un futuro inclusivo.
Conclusione: non abboccare alle favole, la responsabilità è solo nostra
L’intelligenza artificiale non è qui per toglierci il lavoro, ma per trasformarlo. Cambierà tutto, certo, ma quel “tutto” sarà positivo o negativo a seconda di chi decide e come lo fa. Non lasciarti ingannare da titoli urlati e propaganda: dietro la presunta “colpa dell’AI” ci sono responsabilità umane precise, spesso dettate da corruzione, incompetenza e interessi di pochi.
Il cambiamento vero parte da una consapevolezza schietta, da una lotta contro le false verità e da un impegno collettivo per fare della tecnologia uno strumento al servizio del bene comune.
Sta a noi decidere se vogliamo essere spettatori passivi o protagonisti attivi di questo futuro.
Quindi state lontani dagli idioti che parlano sempre senza informarsi di nulla e tenete lontani i bugiardi che fanno parte di un sistema ormai morente.
Fonti Verificate e Neutrali
- Challenger Gray & Christmas Report 2025
- Yale Budget Lab – Evaluating AI Impact on Labor Market 2025
- PwC Global AI Jobs Barometer 2025
- McKinsey State of AI Global Survey 2025
- World Economic Forum Future of Jobs Report 2025
- Research AIMultiple – Experts’ Predictions 2025
- CNBC, “Companies blaming AI for job cuts: critics say it’s an excuse”
- Fortune, “Definitive layoff report reveals ‘DOGE impact’ on labor market”
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